cose

The Gale Crater Bulletin #2

Nessuna Informazione Trovata

A seguito del discreto successo che i nostri documentari stanno avendo, si è pensato di pubblicare il presente bollettino per mantenere aggiornati i nostri amici che ci seguono in merito alla questione dell’apparente quanto clamoroso errore di battitura sui report meteo inviati dal REMS di Curiosity. In questi giorni trascorsi ci siamo premurati di monitorare sia quelli diramati dal Centro Di Astro Biologia (CAB) in Spagna che quelli diramati dall’Ashima Research Group di Pasadena.

Naturalmente noi sapevamo già che la faccenda si sarebbe risolta in una correzione del clamoroso, quanto improbabile, salto di pressione atmosferica. D’altro canto, sapevamo pure che nessun organo ufficiale avrebbe mai potuto smentire la NASA in un modo così eclatante; il nostro intento era in primo luogo quello di smuovere le acque e sollevare ulteriormente la questione.

E’ stata in effetti una buona occasione per avviare un serio dibattito inerente alle reali condizioni ambientali sulla superficie di Marte anche se, come si potrà ben constatare, le nostre richieste sono state puntualmente dribblate spostando la discussione di base su altri argomenti.

Riguardo le possibili cause che avrebbero generato il presunto errore noi non intendiamo entrare in merito. Semmai, speravamo - come infatti è accaduto - di suscitare il giusto interesse da parte del Pubblico su argomenti altrimenti sconosciuti o, quantomeno, che passano il più delle volte in background.

Ci sono degli aspetti che meritano il giusto approfondimento forse per l’ennesima volta, dato che di questo soggetto ne abbiamo quasi fatto un cavallo di battaglia, ma ne vale senza altro la pena...

Cominciamo con il prendere in esame i report CAB dei sol 23 e 24. Nel primo leggiamo che la pressione era di 7,4 hPa (Lower than nominal = inferiore al valore medio) mentre in quello del sol 24 la pressione schizza a 735 hPa (Higher than nominal = superiore al valore medio).

La risposta che ci è stata fornita all’interno della NASA Community è che si sia trattato di un “typo” (errore di battitura) il quale doveva esere letto come 7,35 hPa oppure 735 Pa. Di per sé come spiegazione poteva anche andar bene, se non fosse stato per il fatto di aver trovato come annotazione “Higher than nominal” quando invece (proprio perchè errore di battitura) quest’ultima avrebbe dovuto rimanere “Lower than nominal”. A conti fatti un valore di 7,35 hPa (o 735 Pa) è giustamente inferiore al valore del sol 23 di 7,4 mb!

Errori di tale entità (se davvero di errore si è trattato) è inverosimile che si siamo protratti per una settimana! Malafede, incompetenza oppure ingenua e semplice distrazione? Non ci compete andare a cavillare su simili dettagli. Tuttavia, ce ne siamo accorti e abbiamo segnalato la cosa al Centro di Astro Biologia Spagnolo.

BREVE AGGIORNAMENTO: dall’inizio della stesura di questo bollettino al momento della sua pubblicazione siamo arrivati al sol55 della Missione di MSL Curiosity. Ciò nonostante i valori di pressione sono sostanzialmente rimasti sotto gli 8 hPa, mentre le temperature diurne hanno oltrepassato ripetute volte gli 0°C (fino a toccare i 7°C). La velocità del vento (strano questo...) si è mantenuta sui 7,2 km/h e non abbiamo più avuto informazioni sul tasso di umidità nella zona di Gale Crater.

Wind Sensor

Relative Humidity Sensor

Pressure Sensor

Ground Temperature Sensor

Air Temperature Sensor

Ultra Violet Sensor

Accade quello che ci eravamo aspettati. Pero'...

Nel giorno 7 settembre 2012 verso le ore 17 è stata inoltrata al Centro di Astro Biologia spagnolo una segnalazione mediante la messaggeria di Facebook (come si evince da figura sotto) in cui il Direttore di Amsterdam Astronomical News ha cortesemente invitato a dare un’occhiata alla discussione avvenuta nella NASA Community la quale era incentrata sul tema che stiamo affrontando in questo bollettino.

In sostanza, abbiamo chiesto maggiori spiegazioni proprio alla Sede dove la presunta serie di errori si è verificata. Osservando il riassunto del sol 30, possiamo constatare che temperature e pressione erano rispettivamente di -3°C (massima), -74°C (minima) e 747 hPa. Questo fino al momento in cui è stata inviata la segnalazione.

Cosa è accaduto nel frattempo e dopo?

All’incirca verso le ore 21 dello stesso giorno abbiamo ricontrollato lo stato dei dati del sol 30 e.. incredibile... (!) il valore delle temperature non era cambiato, ma quello della pressione atmosferica invece sì! Esattamente è cambiata l’entità che da 747 hPa è “tornata” in linea ai parametri standard NASA: 747 Pa.

E’ chiaro che non siamo in condizioni di stabilire se sia stata o meno la nostra segnalazione ad aver indotto qualcuno del CAB ad effettuare la correzione dell’”errore”, tuttavia si tratta comunque di una coincidenza molto interessante oltre che significativa.

Rimane nell’aria la sensazione di contraddizione scientifica sul fatto. Come è possibile che durante il sol 23 il valore di 7,4 hPa veniva considerato “Lower than nominal” mentre durante il sol 30 il valore di 747 Pa viene considerato “Higher than nominal”? Non saranno certo gli 0,7 hPa (7 Pa) a determinare i differenti status descrittivi... Tanto più che persino le differenze di temperature fra minime e massime non sono poi così elevate da creare i presupposti per definire “Lower” o “Higher” i valori di pressione dei due sol in questione...

Ma c’è dell’altro.... Le chicche non sono ancora finite...

Provocazioni a parte, considerando l’altitudine del luogo di atterraggio di Curiosity, ci attendevamo dei valori di pressione atmosferica almeno di 0,5 hPa (mb) in più rispetto a quelli rilevati dal Viking Lander 2 nella regione di Utopia Planitia, circa 1500 metri più elevato del sito di atterraggio in Gale Crater di MSL Curiosity.

Come invece si nota dal grafico i primi valori di Curiosity si attestano invece addirittura nel limite inferiore della fascia dei dati del Viking Lander 2.

Quale potrebbe essere una plausibile spiegazione? Forse la pressione media di Marte è in costante diminuzione???

Stando quindi a queste stime, i rilevamenti della pressione sembrerebbero più bassi di quanto atteso di almeno 1-1,5hPa (mb), valore alquanto clamoroso se veramente stesse ad indicare una reale diminuzione globale della pressione atmosferica del pianeta; soprattutto considerando che le emissioni Viking sono di circa 35 anni fa.

Come sarebbe possibile una tale diminuzione in un tempo così breve?

Sembra quindi chiaro che tale diminuzione è decisamente ascrivibile ad un presumibile errore strumentale.

Curiosity:

Bisogna onestamente ammettere che le risposte elargite dai nostri gentili interlocutori della NASA Community sono state veramente eloquenti, appropriate ed esaustive. Infatti una delle prime risposte al quesito posto dal nostro amico Sandro Della Penna, che chiedeva come potrebbe la sabbia essere sollevata in un’atmosfera così tanto rarefatta, con venti che soffiano a circa 7,2 km/h, ha dell’incredibile...

“In pratica, poiché il clima marziano cambierebbe come quello terrestre e ci sarebbero pure grosse differenze in temperatura e pressione dell’aria (niente di nuovo sotto il sole! n.d.D.), il tutto combinato con una gravità ridotta e altri fattori come ad esempio la topografia, sarebbe possibile un movimento laterale di rotolamento della sabbia piuttosto che un sollevamento verso l’alto.“

Rispetto alla domanda del nostro amico Sandro, la risposta di Jenner Zeno non costituisce una vera risposta. E’ soltanto un elenco di fatti risaputi tra l’altro esposti in maniera assai approssimativa; il clima su Marte non varia esattamente come sulla Terra in quanto li non si verificano alluvioni. Inoltre, questo presunto movimento laterale della sabbia non spiega assolutamente niente ed è pure smentito dalle foto dei dust devils che mostrano chiaramente la loro capacità di sollevare la regolite verso l’altro. Link di riferimento. Di seguito è stato messo in risalto il fatto che anche 10 hPa non sono sufficienti a sollevare niente né tantomeno a produrre lo scattering della luce diffusa dal cielo. Il nostro Jenner Zeno ha spiegato egregiamente che “ci sono video di dust devils. Inoltre, questi non dovrebbero essere usati come rappresentativi dell’intero pianeta”. In pratica non significa assolutamente niente che possa costituire una

Zeno non ha resistito alla tentazione di specificare che gli hPa sono riferiti alla pressione e non alla velocità del vento e che i dust devils su Marte viaggiamo a230 piedi al secondo (cioè 70 m/s = 252 km/h) come indicato da una misteriosa pagina peraltro non specificata. In sostanza stiamo parlando dell’equivalente di un tornado di forza F5!!!! Vogliamo ricordare che il vento si genera in virtù di una differenza di pressione tra due punti, ma laddove essa è già di per sé così esigua o quasi inesistente quali differenziali di pressione potrebbero mai generare venti a 250 km/h?

Il nostro interlocutore è rimasto poi assai sorpreso quanto gli è stato fatto notare che, alle condizioni di pressione e densità atmosferiche in superficie, il cielo marziano avrebbe dovuto apparire grossomodo come quello terrestre a circa 35 km di altitudine s.l.m., cioè nero. Tant’è vero che se n’è uscito con una cosa del genere:

“Per quale ragione bisogna continuamente guardare il cielo di Marte come se fosse il cielo della Terra? E’ soltanto l’1% di contenuto ed è composta quasi tutta di CO2. La combinazione di composizione atmosferica, densità e angolo di incidenza solare si correla direttamente con la nostra percezione del colore e della luminosità. In parole povere, l’aspetto del cielo dipende dalla composizione stessa del cielo e dalla quantità di luce che filtra attraverso e che raggiunge i nostri occhi, o (in questo caso) le fotocamere.”

Potrà sembrare strano, ma la spiegazione del nostro interlocutore è congeniale ai fini di questo bollettino! Infatti, benché egli non abbia risposto in maniera soddisfacente alla nostra domanda, ci ha fornito i presupposti per farlo in sua vece... Dunque, sono sempre le immagini a parlare da se e, naturalmente, si comprende da subito che il “voler guardare al cielo di Marte come se fosse quello terrestre” è un idea di per se insignificante se usata per tentare di allontanare l’attenzione dal vero punto nodale della questione. Sulla Terra, a quota di circa 35 km dove la pressione atmosferica è di 6 hPa, non c’è lo scattering della luce solare ed il cielo appare nettamente nero. Su Marte, a quote pari al livello medio o inferiore (dove la pressione corrisponderebbe a circa 6-7 hPa) si verifica lo scattering della luce solare. Questo è ovviamente un paradosso e, inoltre, vorrebbe quasi indicare che su Marte esista una Fisica diversa da quella terrestre...La conseguenza più ovvia è che le retoriche sulla composizione, la densità, l’angolo di illuminazione solare ecc. si concretizzano esattamente in quello che si vede nelle immagini riprese dai vari lander (nel qual caso Curiosity). Non ci sono scuse!

Dunque, sono sempre le immagini a parlare da se e, naturalmente, si comprende da subito che il “voler guardare al cielo di Marte come se fosse quello terrestre” è un idea di per se insignificante se usata per tentare di allontanare l’attenzione dal vero punto nodale della questione.

Sulla Terra, a quota di circa 35 km dove la pressione atmosferica è di 6 hPa, non c’è lo scattering della luce solare ed il cielo appare nettamente nero. Su Marte, a quote pari al livello medio o inferiore (dove la pressione corrisponderebbe a circa 6-7 hPa) si verifica lo scattering della luce solare. Questo è ovviamente un paradosso e, inoltre, vorrebbe quasi indicare che su Marte esista una Fisica diversa da quella terrestre...

La conseguenza più ovvia è che le retoriche sulla composizione, la densità, l’angolo di illuminazione solare ecc. si concretizzano esattamente in quello che si vede nelle immagini riprese dai vari lander (nel qual caso Curiosity). Non ci sono scuse!

I due fotogrammi qui a fianco sono rispettivamente un originale NASA (da cui è possibile accedere alla pagina descrittiva di riferimento) e un’elaborazione.

E’ rimarchevole il fatto che la nostra elaborazione sia quasi identica alla versione raw disponibile sul sito ufficiale di Curiosity. Non solo... Abbiamo poi sottoposto a editing la versione raw originale ed il risultato finale è stato sorprendente in quanto la nostra elaborazione era perfettamente uguale al fotogramma visibile qui a destra!

Ad ogni modo, la “vexata questio” non è fondamentalmente incentrata sullo stare ad esprimere contrastanti pareri sulla “bontà” o meno dei fotogrammi perché, in realtà, potrebbero persino andarci bene entrambi così come sono. Al massimo una è più luminosa mentre l’altra lo sarà meno. Più semplicemente si tratta di versioni complementari fra di loro. Il punto focale è invece quello di identificare chiaramente l’elemento “scattering” atmosferico, a prescindere che possa o non possa esserci una determinata quantità di particolato sospeso a bassa quota (il quale ovviamente c’è!).

Semmai potremmo porci qualche riflessione su quale delle due immagini sia una “approximative true color” o un “false color”. Pare infatti che con la missione di Curiosity questi concetti abbiano cambiato un tantino di significato, per cui non è proprio facile venirne a capo se non si possiede un po’ d’esperienza. Accade che molti appassionati, pur vedendo le nuove immagini di Curiosity tanto diverse dai cari vecchi monocromi, sembra che reagiscano attivando una sorta di meccanismo psicologico di auto-conservazione ideologica basata su quanto hanno ingurgitato per decenni. In pratica non sono in grado di accettare il fatto che i monocromi erano null’altro che prodotti concepiti ad hoc per soddisfare ciò a cui si voleva credere.

Le tre immagini sotto a destra (quelle dove si vedono in primo piano le ruote di Curiosity) costituiscono un ulteriore emblema del cambiamento a cui i tecnici NASA ci stanno deliziando. Vediamo il perché...

La prima è una versione dell’originale sottoposta ad un leggero bilanciamento (quasi impercettibile) la quale ci mostra chiaramente come l’ambiente intorno a Curiosity sia avvolto in una cappa di foschia. Umidità? Oppure solo particolato in sospensione? E se si trattasse di una combinazione di entrambe? In sostanza potremmo avere una chiara evidenza della presenza di vapore acqueo in sospensione a bassa quota...

La seconda è un’analisi di crominanza fatta apposta per evidenziare l’effetto di riflessione della luce diffusa del cielo sulle ruote di Curiosity. Si noti che i riflessi sono tendenti al blu e non al rosa-rosso-arancione.

La terza è stata prodotta dal Direttore del Portale come grande pegno d’amore verso i cultori del “pianeta rosso” i quali vedono rosso anche dove il rosso evidentemente non c’è! Interessante notare che le sfumature rosa del cielo sopra le montagne potrebbero suggerirci la presenza di una certa quantità di particolato in sospensione. Quindi gli originali NASA non dovrebbero essere delle false color anche perché nelle caption originali NASA non viene detto!

immagine in falsi colori con analisi di crominanza.I riflessi della luce solare sulle ruote di Curiositydovrebbero indicare la dominante cromaticadella luce diurna marziana su Gale Crater

immagine in falsi colori con analisi di crominanza.I riflessi della luce solare sulle ruote di Curiositydovrebbero indicare la dominante cromaticadella luce diurna marziana su Gale Crater

L’ultimo intervento è stato quello di Michel Illo il quale ha esposto una serie di considerazioni comunque pertinenti e sicuramente fondamentali per questa trattazione. Giustamente faceva notare che a 35 km di altitudine sulla Terra c’è ancora una certa resistenza da parte dell’aria e questo è vero, non lo abbiamo mai negato. Non si verifica però lo scattering poiché la quantità di molecole d’aria per generarlo è troppo bassa, così come non è più in grado di trattenere le polveri sottili in quota allo stesso modo degli strati inferiori, benché esse siano presenti ma in quantità assolutamente trascurabili.

Per aiutare i nostri Lettori a comprendere cosa noi intendiamo quando parliamo di differenza tra polveri sottili, sabbia, particolato e molecole d’aria - in riferimento al fattore di massa e peso dato dall’attrazione gravitazionale locale - invitiamo ad osservare le illustrazioni e la tabella qui sotto:

A questo punto il nostro quadro descrittivo si è arricchito a sufficienza da consentirci di affermare che il particolato atmosferico è molto più grande e “pesante” di ogni singola molecola d’aria (Terra o Marte non importa). Per sollevarlo in quota servono grandi quantità di energia cinetica prodotta dagli effetti dei gradienti termici sui gas atmosferici e sul terreno (nel qual caso dobbiamo anche tener conto dell’albedo e delle relative caratteristiche mineralogiche). Da questi presupposti base possiamo meglio comprendere cosa implica lo stabilirsi di specifiche condizioni meteorologiche locali (nel nostro caso il riferimento è Gale Crater). Non dimentichiamo però che per ogni particella di micropolveri da sollevare occorrono un elevato numero di molecole d’aria che avranno già acquisito una sufficiente mobilità termica.

Si faccia ancora riferimento alle figure che mostrano il particolato e le molecole di gas assieme alla tabella inserita lì accanto e si consideri che - per fare un paragone grossolano - una singola particella di particolato a confronto con una molecola di CO2, di O2, di N2... potremmo definirla grande come il Monte Everest messo a confronto con una pallina da tennis. Quindi la meteorologia marziana con tutti i suoi fenomeni visti nel loro complesso ci suggerisce piuttosto bene quanto la coperta atmosferica di Marte sia di notevole stazza in densità e pressione. Suggeriamo inoltre ai nostri Lettori di consultare questo studio sul particolato atmosferico il quale, benché non sia concepito strettamente per essere applicato nell’ambito delle Scienze Planetarie, ci insegna comunque alcune caratteristiche fondamentali su come le polveri sottili salgono in quota, ad ulteriore riprova che sulla superficie marziana soffiano venti e si formano correnti ascensionali indotte da gradienti termici interessanti in un’atmosfera tutt’altro che rarefatta. Le favolette spaziali bisognerà prima o poi chiuderle ermeticamente nel cassetto dei miti per ingenui e creduloni!

Michael Illo ha parlato pure del fenomeno delle stelle cadenti con l’obbiettivo di sostenere la sua propria tesi (perlopiù ricalcante quelle ufficiali). Ma, in realtà anche questo argomento si presta piuttosto bene a sostegno delle nostre tesi. Vediamo di capire il perché...

Innanzitutto, il fenomeno delle stelle cadenti (meteore) si caratterizza per due fattori base: il verso e la direzione. I frammenti cosmici (meteoroidi) provengono dallo Spazio Interplanetario e nel loro viaggio possono entrare in collisione con la Terra; quindi il rispettivo moto non sarà più legato alla precedente orbita, bensì alla gravità terrestre che li condurrà a precipitare verso la superficie. Le stelle cadenti (come appunto ci suggerisce il termine, sebbene folkloristico) rappresentano un fenomeno di tipo discensionale e non ascensionale, pertanto il nostro interlocutore ha sbagliato perché gli eventi meteorologici marziani sono invece di tipo ascensionale e partono da una locazione di superficie su cui si eserciterebbe una presunta pressione atmosferica già di per sé esigua.

I meteoroidi iniziano il loro epilogo - come giustamente ha osservato Michael Illo - a circa 100 km di altitudine dalla superficie terrestre in quella fascia di atmosfera che viene chiamata “termosfera”. Ed anche qui dobbiamo sottolineare quanto sia stato fuorviante il paragone del nostro interlocutore, senza contare che anche su Marte il fenomeno delle stelle cadenti si verifica regolarmente.

Nella termosfera abbiamo senza dubbio dei regimi di pressione atmosferica nell’ordine di 1/100 di hPa (0,01 mb), ma ci sono due fattori molto importanti da considerare:

• le molecole d’aria, pur estremamente rarefatte, si muovono a velocità molto elevate da cui deriva il nome “termosfera”; in pratica esse hanno una temperatura rilevante (mobilità termica), tuttavia il calore risultante sarebbe comunque impercettibile in condizioni normali proprio a motivo della rarefazione. Inoltre, a quelle altitudini molte molecole di gas sono già sottoposte ad un effetto di ionizzazione che le rende ancor più reattive alle sollecitazioni da attrito.

• Gli oggetti cosmici in caduta verso l’atmosfera viaggiano a velocità che possono variare da un minimo di circa 10 km/s ad un massimo di oltre 70 km/s. Per tale ragione si verifica la distruzione di tali oggetti tanto più piccoli e veloci risulteranno essere rispetto allo strato d’aria che staranno attraversando. Sotto certi aspetti è come se i meteoriti fossero sottoposti a regimi di pressione e densità elevate poiché, in funzione del tempo impiegato per percorrere gli strati dell’atmosfera, la quantità di molecole incontrate sarà elevatissima, cosa che sostanzialmente non accadrebbe se i corpi meteorici viaggiassero a velocità molto più basse.

Sta di fatto che la disintegrazione o, mal che vada, la fusione e frammentazione di corpi meteorici di svariate dimensioni avviene lo stesso man mano che la densità dell’aria aumenta. Per aiutare i nostri Lettori a comprendere meglio le dinamiche del fenomeno delle stelle cadenti e del “rientro in atmosfera” suggeriamo di consultarla seguente documentazione: Particolato (Wikipedia): Impatto Astronomico (Wikipedia); Atmospheric Entry (Wikipedia English); E sporadico (documento).Si consideri che durante la discesa di un meteoroide ad alta velocità si genera una vera e propria onda di compressione che favorirà l’aumento della temperatura del corpo stesso, la ionizzazione degli elementi esterni e quindi la fusione e distruzione via via verso la struttura interna.f Probabilmente qualcuno avrà compreso che tutto questo complesso argomento non ha un’attinenza molto convincente con l’atmosfera marziana alla superficie e gli annessi fenomeni meteorologici (dust storm, dust devils, dune migranti eccetera) esattamente come con le comete. Soffermiamoci brevemente anche su questi oggetti.

Per comprendere meglio il concetto pensiamo ad esempio a corpi celesti come gli asteroidi oppure le stesse lune di Marte, Phobos e Deimos, dove in virtù delle rispettive densità e composizione, del rapporto fra materiali rocciosi, acqua ed altri eventuali elementi volatili presenti al loro interno (benché congelati) e dell’albedo, si otterrà una determinata quantità di energia meccanica causata dall’azione diretta delle radiazioni solari assorbite in superficie, la quale farà per certo aumentare la mobilità termica delle molecole del corpo stesso (che si traduce in aumento della temperatura), ma non provocherà nessuna rilevante sublimazione e/o ionizzazione dei gas in quanto tali oggetti risulteranno essere prevalentemente rocciosi. Nei siti NASA è possibile reperire esaustivi dati inerenti la temperatura di molti oggetti (asteroidi e lune minori).

Diversamente nelle comete, non essendoci alcuna atmosfera ed essendo queste costituite in prevalenza da acqua, CO2 ed altri gas congelati mischiati ad una quantità di rocce inferiore rispetto agli asteroidi, la radiazione solare agirà in modo diretto sulla superficie provocando effetti di rilievo proporzionalmente con il rapido aumento della temperatura.

In altre parole, oggetti prevalentemente rocciosi difficilmente diverranno comete mentre corpi prevalentemente composti da elementi volatili avranno maggiori possibilità di divenire comete a motivo del fatto che questi elementi volatili (acqua, anidride carbonica, metano ecc.) sublimeranno e andranno a formare una pseudo-atmosfera temporanea attorno al nucleo cometario, con rilascio di particelle di polvere e formazione di coda di plasma (gas ionizzato).

Si tenga anche conto che il vento solare viaggia a velocità comprese tra i 200 e i 900 km/s mentre le velocità orbitali delle comete possono variare da pochi km/s verso l’afelio fino a decine di km (s al perielio, fattori determinanti per la formazione delle code cometarie (composte - lo ribadiamo - da polveri e gas ionizzati). Tuttavia, dobbiamo aver chiaro in mente che non è il vento solare il responsabile principale della sublimazione dei gas presenti sul nucleo cometario, bensì l’effetto diretto dell’irraggiamento del sole sulla cometa stessa. Una volta che le molecole avranno raggiunto velocità di moto elevate esse saranno spinte verso lo spazio esterno così che andranno disperse. Solo una parte d’esse, proporzionalmente alla quantità di particelle del vento solare con le quali verranno in contatto, diverranno visibili per eccitazione di ionizzazione tutt’intorno al nucleo e nella coda (a cui dovremmo sommare un debolissimo scattering della luce solare). Poi, una volta che la cometa si allontanerà nuovamente dal sole tutto il materiale sarà gradualmente ceduto allo spazio.

Le comete hanno in genere un’albedo molto bassa essendo il più delle volte di colore scurissimo mentre sulla loro superficie si può sperimentare un regime di microgravità per cui è praticamente inevitabile che basterebbe una lieve sollecitazione meccanica per allontanare gas e polveri. Infine, anche su questo argomento vorremmo suggerire ai nostri amici alcune utilissime letture: Comet Snowstorm Engulfs Hartley 2; La tempesta di neve della cometa Hartley 2; Vento Solare; Comete.

Conclusioni:

In questo nostro bollettino abbiamo affrontato per l’ennesima volta un tema a noi molto caro per la ragione che la missione di Curiosity, rispetto alle precedenti effettuate dalle altre sonde al suolo, ci ha regalato e continua a regalarci novità sulle quali non è possibile passarci sopra passivamente. Naturalmente è stato un vero piacere aver discusso con Jenner Zeno e Michael Illo e li ringraziamo per la loro cortesia e disponibilità, sebbene non ne condividiamo le tesi. Vogliamo invece esprimere un sentito ringraziamento al nostro amico Sandro Della Penna per aver preso lui stesso l’iniziativa di porre all’interno della NASA Community il quesito del nostro ultimo breve documentario. E da questa sua iniziativa noi abbiamo fatto tutto il resto, compreso il presente bollettino.

A tutti i nostri cari Amici e Lettori desideriamo rammentare quanto sia apparentemente facile dire e fare paragoni per giustificare certe tesi tanto di moda ma poi, a conti fatti, una volta approfonditi debitamente i medesimi si scopre che forse era meglio starsene zitti. Mettere sullo stesso piano Marte e la sua meteorologia con i fenomeni meteorici e quelli che si verificano sulle comete è assolutamente fuorviante. Le differenze sono abissali e totalmente al di là di ogni forzatura ideologica. Inoltre, è bene evitare di confondere il Pubblico con frasi del tipo: “su Marte la gravità è molto inferiore di quella terrestre quindi...”, un po’ come dire che 10 + 12 è uguale grossomodo a 20. Nossignori! La gravità è pari a 1/3 di quella terrestre, per l’esattezza il 38% (1 kg su Marte equivarrà a 380 grammi). Quindi tutto rientra nelle rispettive e corrette proporzionalità, aria e polveri sottili incluse!

Argomenti correlati da consultare:

The Gale crater Bulletin #1

Il cratere Gale

Viking 2: Quello che le nevicate marziane ci svelano

Considerazioni tecniche su pressione desnità e punto triplo di Marte

Approfondimento in merito alla presenza di acqua liquida su Marte

Marte: acqua o co2?